Le storie d'amore più commoventi del design e dell'architettura
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Le storie d'amore più commoventi del design e dell'architettura
Se parlaste con qualsivoglia psicologo del mondo vi direbbe certamente questa cosa sull'amore: non siamo fatti per stare con chiunque. Nonostante - e questo per natura - siamo esseri inclini a socializzare, gioie, dolori, passioni, arti e mestieri non siamo in grado di condividerli se non c'è compatiblità. Una compatibilità spesso in grado di accendere l'amore - ho detto spesso, non sempre - realizzando un'innocua, si spera, dipendenza emotiva che ci leghi gli uni con gli altri (vorrei dire: finché morte non ci separi, ma oggigiorno è un azzardo).
Riscrivendo e rileggendo le storie d'amore più famose che la letteratura intorno all'architettura e al design tramanda, si noti che l'amore non è amore senza quella forza duale di cui forse oggi ci stiamo dimenticando. Come siamo diventati amanti della solitudine? Nell'amore, per fare l'amore, perché quella forza duale porti a raggiungere grandi obiettivi, bisogna tornare a crederci. Tutti gli amori qui sotto hanno una cosa in comune, oltre alle fede che cinge i loro anulari: l'idea. Le idee intorno all'amore e le idee intorno all'arte hanno spinto queste matite (sposate) a scrivere una letteratura dietro la vita professionale e privata. Non è stato solo un progettare sedie o chessò tirare su edifici icona del pianeta, è stato essere capaci di amarsi e condividere: Enzo Mari e Lea Vergine un piatto di pasta, Lina Bo e Pietro Bardi la loro Casa de Vidro e gli Eames una scheggia della Organic Chair. Sapete perché siamo fortunati? Perché possiamo leggerlo.
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1) LA STORIA D'AMORE FRA ENZO MARI E LEA VERGINE È UN CALENDARIO PERPETUO D'ALTRI TEMPI
Se potessi paragonare una mostra di Enzo Mari al matrimonio con Lea Vergine, sceglierei Falce e Martello: retrò come gli Anni Settanta, immortale come un Timor, viva come la sua seconda edizione 2020. Gli opposti che si attraggono: la critica e l'autoprogettazione certosina. Enzo Mari e Lea Vergine hanno parlato per tutta la vita il linguaggio più nobile che conosciamo, quello dell'arte.
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2) TUTTI GLI AMORI DI ETTORE SOTTSASS
"Sono entrato nell'ingresso blu e rosso della nuova casa tenendo in braccio la sposa Fernanda, poi l'ho fatta scivolare adagio perché mettesse i piedi per terra. "Eccoci qui" le ho detto, e senza neanche accorgermene mi sono messo a piangere. Fernanda mi ha chiesto: "Perché piangi?". Non sapevo, o forse sì. Le ho risposto: "Mi è entrato di colpo nella testa il pensiero che adesso dovrò vivere con te tutta la vita. Scusami". Scusarsi non serviva. Fernanda non ha detto niente, ha sorriso. Era un bel sorriso, ma penso che stesse molto male, malissimo. Così, con un sotterraneo, inconscio, impercettibile senso di claustrofobia è cominciata la mia vita con Fernanda. Una vita fantastica, alta, senza cadute nel bene e nel male, andando di qua e di là curiosi e sempre sperando".
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3) QUELLA DI CHARLES E RAY EAMES È PRIMA DI TUTTO UNA STORIA D'AMORE (FORSE LA PIÙ BELLA DEL DESIGN)
"Cara signorina Kaiser, ho 34 anni (quasi), sono single (di nuovo) e al verde. La amo molto e vorrei sposarla davvero presto. Non posso promettere di mantenerci al meglio, ma se mi viene data la possibilità ci proverò sicuramente. Qual è la dimensione di questo suo dito? (indicando con un disegno l'anulare della mano sinistra ndr). Con amore, Charlie".
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4) LINA BO E PIETRO BARDI: IL CORAGGIO DI CAMBIARE VITA PER AMORE
Le nozze fra Lina Bo e Pietro Maria Bardi vennero celebrate nel 1945 per suggellare una storia d'amore fresca e dal sapore artistico. I due si erano conosciuti fra Milano e Roma solo qualche tempo prima del matrimonio, nel sottobosco culturale dell'arte e dell'architettura che all'epoca lavorava presso riviste e studi di spessore.
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5) SE IL DESIGN HA DELLE REGOLE È ANCHE GRAZIE ALLA STORIA D'AMORE FRA ANNI E JOSEF ALBERS
"Un magro westfaliano, mezzo morto di fame, con irresistibili ciocche bionde”, disse Annelise Else Frieda Fleischmann di Josef Albers, prima di innamorarsene. Lei, discendente di una ricca famiglia ebrea berlinese, e lui, dalle origini più umili, originario della valle industriale di Ruhr, si conobbero sotto la tempesta culturale del Bauhaus - la scuola d'arte e di design attiva in Germania dal 1919 al 1933. Anche chi abbia già letto di loro non lo direbbe affatto, che nel 1922 Anni fu respinta all'esame di accesso della scuola. Eppure accadde, ma a riportare il sorriso sulla delusione furono una stampa de La fuga in Egitto di Giotto - che cadeau! - e un po' di romanticismo di Josef Albers. Così, il cuore della ricca Anni Fleischmann venne letteralmente rubato.
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6) VIAGGIO NELLA VITA (PRIVATA) DI TOBIA E AFRA SCARPA, FIRME BRILLANTI DEI DECENNI D'ORO DEL DESIGN
Nella loro casa dal giardino selvaggio a Trevignano, Afra e Tobia Scarpa "erano esuli volontari, vestiti di una rusticità che era solo scorza”, ha scritto Cristina Morozzi. Dal loro primo incontro allo IUAV di Venezia fino al trasferimento nella campagna veneta, luogo d'origine di lei, il figlio di Carlo Scarpa, Tobia appunto (classe 1935) e Afra Bianchin (classe 1937) condivisero prima una laurea - era il 1957 e i due diventavano ufficialmente architetti - poi un matrimonio e una carriera che segnò le loro vite e quelle del disegno italiano a cavallo degli Anni Settanta e Ottanta - annate d'oro per la progettazione made in Italy.
Una raccolta di racconti in bianco e in nero che raccontano l'amore ai tempi d'oro del design